Un vecchio progetto dell'architetto Di Mattia prevedeva la realizzazione di una cabinovia da Narni a Santa Croce
L'idea di realizzare a Narni un ponte sospeso, o "tibetano" che dir si voglia, non sarebbe poi così originale. A ricordare ai cittadini che una decina di anni fa un'iniziativa analoga venne bocciata, è l'architetto Sandro Di Mattia. Il vulcanico professionista, noto nel territorio narnese per le sue innate doti artistiche, una volta uscita fuori la notizia riguardante il progetto del ponte sospeso, ha tirato fuori dai suoi cassetti un progetto che prevedeva la realizzazione di una cabinovia in grado di collegare il centro storico con la montagna di Santa Croce. In pratica lungo un asse spostato di circa 150 metri rispetto a quello previsto dal progetto del ponte tibetano e quindi con una diversa collocazione delle stazioni di arrivo-partenza. "Una decina di anni fa - ricorda l'architetto Di Mattia - ebbi questa idea che, con mio grande rammarico, nessuno prese sul serio. Non bastò nemmeno il fatto che il progetto avesse ricevuto l'approvazione del Soprintendente, riguardo all’impatto ambientale che un'opera del genere avrebbe avuto sulla vallata, a convincere chi di dovere. Voglio ricordare oggi, visto che si parla di ponti sospesi da costruire a Narni, che una delle due 'stazioni' di arrivo-partenza l'avremmo realizzata in via Vittorio Emanuele, nel piazzale adiacente l'ufficio postale, mentre l'altra sarebbe stata costruita sul picco di Santa Croce. E' tutto documentato - sottolinea il professionista narnese -, ed il progetto è ancora lì. Rimasi molto deluso ma non potei fare altro che prendere atto della 'bocciatura' e rimettere tutto nel cassetto, rinunciando così di vedere realizzata quell'opera". La cabinovia studiata dall'architetto Di Mattia, così come mostrano le foto del progetto grafico, sarebbe stata identica a una delle tante che siamo soliti vedere in alta montagna. Esse vengono anche definite "telecabina" o "ovovia"; vengono utilizzate per il trasporto a fune e fanno parte della categoria delle funivie, impianti a funzionamento continuativo che impiegano più di due cabine per il trasporto. Seguendo l'evoluzione storica degli impianti di risalita possono essere viste anche come mezzi di trasporto a fune, a metà tra funivia e seggiovia, mutuando i maggiori pregi di entrambe. Un sistema vero e proprio di trasporto, molto differente da quello che caratterizza un ponte tibetano che, al contrario, può essere percorso a piedi e da poche persone per volta, quindi impiegando tempi decisamente più lunghi per passare da un punto all'altro dell'impianto. "Dico la mia - afferma Di Mattia -. Un ponte tibetano è un'attrazione estrema; non godibile, perché è solo per pochi, mentre una cabinovia, così come l'avevamo progettata, sarebbe stato un vero e proprio impianto di mobilità alternativa. Sta di fatto che dieci anni fa venne detto 'no' alla cabinovia ed oggi viene mostrato entusiasmo per un ponte sospeso. "Ma non c'è da meravigliarsi - conclude amaramente l'architetto -, basta andare indietro di una trentina di anni ed andare a vedere la fine che fece un'altra grande idea, ovvero quella di realizzare il secondo parco nazionale di Mirabilandia sui terreni della ex Spea di Narni. Un'idea rimasta nei sogni di tanti di noi".
(Nelle foto, sulle quali appaiono degli appunti scritti a penna dall'architetto, viene mostrata la grafica del progetto della cabinovia)