Narni-Amelia: non solo ospedale unico, è ora di fare delle scelte che portino benefici ad entrambi
La sfida del futuro si chiama comprensorio. E per Narni e Amelia è arrivata l’ora delle scelte. Il paradosso è questo: la più grave crisi sanitaria, economica e sociale degli ultimi anni potrebbe – e dovrebbe – essere l’occasione per costruire le fondamenta dello sviluppo dei prossimi anni. Partendo, però, da un presupposto cruciale. Ossia, che raggiungere gli obiettivi è possibile solo se questi sono comuni e condivisi. Da soli non si va da nessuna parte. Ora, se è vero che Narni condivide con Terni le ricche opportunità che derivano dal riconoscimento dell’area di crisi complessa – il cui accordo di programma si conclude a marzo – e dunque tutta una serie di progetti industriali oltre che le iniziative volte a fronteggiare le fragilità ambientali legate alle condizioni di inquinamento della conca ternana, ciò non toglie che si possano sviluppare ulteriori tavoli di confronto e di crescita con altri territori. E lo sbocco naturale è quello che punta sul versante amerino. Il primo punto da centrare è quello dell’ospedale unico comprensoriale. Non solo perché il progetto rischia di trasformarsi in una presa in giro che si trascina da decenni (la prima bozza di polo sanitario condiviso risale ad oltre mezzo secolo fa) ma perché questo passo potrebbe essere la pietra angolare su cui costruire la sanità che verrà. Con un ospedale che dialoga in maniera efficace con la medicina del territorio, le case della salute che “filtrano” gli ingressi in corsia, punti di primo soccorso a servizio delle realtà più distanti dai nosocomi. Di questo si parlava intorno agli anni duemila, con l’approvazione delle passate amministrazioni che ora, pur distanti dal punto di vista politico, hanno l’opportunità di scrivere una pagina cruciale. L’alternativa è lo svuotamento dei servizi sia a Narni che ad Amelia ed il conseguente impoverimento di tutta una serie di altre risorse. Mettere una firma sola sotto a questo progetto, significherebbe – al contrario – stipulare un patto di collaborazione che potrebbe essere proficuo sotto tanti altri aspetti. Il turismo, anzitutto. Ossia il carburante di quello sviluppo alternativo che viene osannato ma mai –realmente – perseguito. Offrirsi sul mercato a livello comprensoriale, quando si riuscirà ad uscire dal tunnel del Covid, con pacchetti personalizzati, collaborazioni di marketing e con tutto un sistema che metta al centro il visitatore può davvero essere la svolta del territorio. Perché sarebbe anche il passaggio chiave verso un’altra novità. Quella di puntare sulle ricchezze che, appunto, il territorio può offrire. Tra il 2012 ed il 2020 Amelia ha perso circa 300 residenti (da 11.777 a 11.482). La popolazione a Narni è passata da 20.012 residenti nel 2012 a 18.691 oggi. Serve un progetto contro la detanalità che però dovrebbe avere radici più profonde dentro un contesto regionale e, ancora di più, nazionale. Ma serve anche rendersi conto della capacità di essere attrattivi. Peculiarità che Narni e Amelia hanno: ottima qualità della vita, mercato del mattone competitivo, capacità di accogliere, risorse ambientali invidiabili, sicurezza. Qui si vive bene. Basta esserne consapevoli. E fare in modo che si sappia.