Leolandia 2, parlano gli imprenditori locali: "Se non entreranno nuovi soci saremo costretti ad abbandonare il progetto"
Uno spiraglio c'è. Ed è quello di individuare nuovi soci da coinvolgere nel progetto riguardante la realizzazione di un grande parco tematico sulla piana di San Liberato di Narni. Una necessità quella di chiedere "aiuto", ad altri imprenditori locali, nata dopo che il proprietario di "Leolandia" (il parco con sede a Bergamo) ha detto di non essere più interessato al progetto. Se, tuttavia, nessuno si farà avanti, la società "Leolandia Umbria Srl" verrà posta in liquidazione. I soci della srl narnese hanno affidato ad un comunicato il loro pensiero. "Lo scorso 30 aprile - affermano -, si è riunita l’assemblea dei soci di Leolandia Umbria s.r.l. per l’approvazione del bilancio d’esercizio al 31 dicembre 2024. L’assemblea è stata soprattutto l’occasione per soci ed amministratori di decidere le strategie future dell’iniziativa e confermare o meno l’interesse sulla sua prosecuzione. Ricordiamo che il progetto è nato nel 2017 grazie alla volontà di alcuni imprenditori locali che insieme ai proprietari del parco Leolandia, già esistente in Provincia di Bergamo, decisero di replicare la felice iniziativa presente in Lombardia anche nel comune di Narni e per la precisione nella frazione di San Liberato, in un’area ottimale sia dal punto di vista urbanistico che logistico, vicino al casello dell’autostrada A/1 ed alla stazione ferroviaria. Il progetto prevedeva un parco esteso su quasi 10 ettari, con 24 attrazioni ed una ricettività iniziale di circa 300.000 presenze annue. Erano previsti all’interno del Parco anche punti di ristoro, ristorante ed un family hotel a tema per gli ospiti del parco stesso. Il progetto tecnico-economico-finanziario, che aveva l’obiettivo di dare un’opportunità concreta di rivitalizzazione e sviluppo all’economia e all’indotto del territorio (con una occupazione iniziale diretta di 250 unità), prevedeva un investimento di oltre 36 milioni di euro ed era subordinato alla concessione di finanziamenti pubblici di Mise e Regione Umbria (quasi 7 milioni di euro a fondo perduto e quasi 17 milioni di euro di finanza agevolata), collegati con 'l’area di crisi complessa di Narni e Terni' e con il conseguente 'contratto di sviluppo turistico', attraverso la valutazione e l’approvazione di Invitalia, l’Agenzia nazionale responsabile per lo sviluppo di tali attività (ricordiamo che gli oltre 12 milioni di euro restanti per il completamento dell’investimento sarebbero stati messi a disposizione dai soci). La domanda ad Invitalia venne presentata immediatamente ma, nonostante il fattivo e collaborativo intervento di Comune, Regione e di tutte le forze politiche Locali e Regionali, a causa di lungaggini burocratiche ed alcuni cambi al vertice degli Enti nazionali che avrebbero dovuto valutare il progetto, la risposta positiva è arrivata solo a fine Febbraio 2020, quando l’Italia e tutto il resto del mondo si stava letteralmente 'chiudendo' per il Covid. Anche questa iniziativa, che stava partendo con grandi propositi e aspettative da parte di tutti, in accordo con Invitalia venne immediatamente sospesa. A causa del Covid, per più di 2 anni nessuno in Italia ha avuto visibilità del futuro dei parchi divertimento, che sono andati via via versando in uno stato sempre più di grande crisi operativa e finanziaria, senza peraltro adeguati 'ristori' pubblici a sostegno. Nel frattempo - continua il comunicato -, l’approvazione dell’iniziativa è decaduta perché la società Leolandia Umbria, dovendo tener conto degli insegnamenti e delle misure introdotte nel periodo pandemico (spazi, distanze, aerazioni e altro) aveva proposto ad Invitalia una riformulazione del progetto per la parte tecnica, ma questa richiesta, anche se fortemente supportata da Comune e Regione, a causa di rigide procedure dell’Agenzia, non è stato possibile che venisse accettata. La soluzione prospettata era solo quella di ripresentare il progetto ex-novo e seguire l’iter burocratico già percorso. In ragione di tutto ciò, durante l’assemblea tenutasi il 30 aprile scorso, tenuto conto della volontà espressa dal socio Leolandia di Bergamo di non poter più partecipare all’iniziativa come tale ma solo come consulente per il trasferimento del know-how, si è deciso di dare mandato agli altri soci locali, possibilmente d’intesa e con il supporto di Comune e Regione, di 'esplorare' il territorio alla ricerca di eventuali nuovi imprenditori interessati a sostituire nella compagine societaria Leolandia di Bergamo, per riavviare l’iniziativa con l’obiettivo originario ma in modo compatibile con lo sviluppo dei parchi divertimento nell’era post covid. Nel caso di impossibilità ad individuare nuovi imprenditori interessati a ripresentare il progetto entro la fine del 2025, l’assemblea di Leolandia Umbria ha già deliberato la sua messa in liquidazione".