Ex Spea, opposizione narnese all'attacco del Comune: "sprecate troppe occasioni per acquisire l'area"
Opposizione narnese all'attacco del Comune. I consiglieri di minoranza di Narni rimproverano l'attuale esecutivo, ma anche i precedenti, di "essersi lasciati sfuggire l'occasione di acquisire la Spea che oggi è finita in mano ad un privato". "Parliamo - affermano Sergio Bruschini (FI), Rebecca Poggiani e Barbara Chiaramonti(FdI), Gianni Daniele (Lega) e Cecilia Cari (Gruppo Misto) -, di quasi 70 ettari di terreno, a ridosso di narnI Scalo. Si tratta di un’area di pregio, indispensabile per lo sviluppo della città. Non a caso già 30 anni fa si guardava a questo luogo ipotizzandone un suo potenziale utilizzo. C’era solo un particolare di non poco conto da superare, ovvero entrare in possesso della disponibilità dell’area. Come non ricordare la grande opportunità che si presentò sul finire degli anni '90, quando l’imprenditore Giancarlo Casoli proprietario del parco giochi Mirabilandia di Rimini ebbe l’idea che un parco simile poteva essere costruito proprio in quei terreni. Ruote giganti, scivoli nell’acqua, ambientazioni di tutti i tipi, ristoranti, alberghi e tanti posti di lavoro. Sarebbe stato quello il giusto progetto per far rinascere quel luogo e farlo ritornare a nuova vita. Un sogno così grande da influire in modo significativo sullo sviluppo della città, un’occasione che mai si sarebbe potuta ripresentare. Eppure - continuano i consiglieri dell'opposizione -, da subito ostacoli a non finire si frapposero tra l'idea del progetto e la sua reale attuazione. Gli amministratori di allora, si erano messi di buzzo buono nel fare le pulci alla proposta, piani finanziari, previsioni; tutto era negativo, tutto era contrario. Eppoi il dato di non poco conto sul quale già in passato ci si era scontrati, ovvero la proprietà dell’area, non nelle disponibilità dell’amministrazione comunale. Il sogno svanì ma lasciò una traccia indelebile tra quelle che furono le occasioni mancate della città. Questa vicenda un risultato l’aveva comunque ottenuto: la Spea in tutti i programmi amministrativi di sviluppo e delle opere pubbliche era ormai divenuto uno degli 'asset' principali da acquisire a patrimonio comunale. Essa era però una servitù militare che di fatto la rendeva irraggiungibile ai diversi tentativi di poterne acquisire la proprietà. Numerosi furono i viaggi degli amministratori di allora nei vari ministeri al fine di trovare il canale giusto per una soluzione alla sua alienazione. Ma tutto ciò che si faceva, sembrava cozzare contro il muro di gomma della burocrazia e di fatto rimaneva tutto ciò un obiettivo ambizioso ma inarrivabile. Tutti quegli ettari avrebbero dato certamente nuovo sviluppo e nuova linfa all'economia di Narni ma bisognava assolutamente entrarne in possesso. Con il passare degli anni le cose sembrarono volgere al meglio; i terreni da servitù militari passarono all’Agenzia del Demanio, che ne decretò la 'cartolarizzazione', con la possibile vendita con diritto di privilegio alle amministrazioni comunali. Ebbene non solo in tutti questi anni non si è provveduto a presentare un piano di sviluppo su questa area, che ricordiamo è ricompresa nel Prg, ma mai le amministrazioni che si sono susseguite hanno posto realmente attuabile e non solo sulla carta l’acquisto di questo fondamentale 'asset', pur potendolo fare. Addirittura negli ultimi bilanci presentati, all’interno del documento unico di programmazione e nel piano triennale delle opere pubbliche, il nome Spea è scomparso definitivamente. Narni ha dunque abbandonato ogni iniziativa, come se la cosa non gli interessasse più. Siamo giunti ai giorni nostri quando arriva un imprenditore, oggi sindaco di Terni, che ha acquisito l’intero compendio per 1 milione e mezzo di euro. L'imprenditore ovviamente fa il suo mestiere e lo fa bene, chi invece non ha fatto il suo è la giunta comunale. Perché - sono ancora i consiglieri di opposizione a parlare -, questa amministrazione, così come la precedente, si sono fatte sfuggire un’occasione così importante per la città? Perché il Comune non ha esercitato la possibilità di prelazione? Ed ora cosa accadrà? Laconiche sono le rassicurazioni del sindaco che afferma che alla ex Spea vige un Prg e tutto ciò che si farà dovrà rispettare il documento. Lì era previsto un progetto di finanza, dove il Comune, attraverso la messa a disposizione della proprietà, avrebbe creato sviluppo, nuove infrastrutture e nuova viabilità".